“Ostile al PdCI” e Diliberto “processa” Marco Rizzo
L’accusa è giunta via telegramma: “Comportamenti ostili al partito tenuti nell’ultima campagna elettorale”. Pertanto, ieri mattina Marco Rizzo era davanti alla Commissione nazionale di garanzia dei Comunisti italiani a rendere conto. Ma con assoluto dissenso, spiega ora “l’indagato”: “Oliviero Diliberto non vuol pagare il conto di due imbarazzanti sconfitte nel giro di poco più di un anno, cerca capri espiatori interni e invece di dare spiegazioni è già pronta la procedura della mia espulsione dal partito”. Una motivazione all’addebito del Pdci Rizzo l’ha trovata. E non ha niente a che vedere con “la larga parte della mia vita dedicata con totale trasparenza alla militanza”. La situazione – spiega – “è precipitata dopo che ho fatto notare a Diliberto che diverse iniziative pubbliche da lui svolte nel tempo lo vedevano sempre “accompagnato” da un volto noto della P2 di Licio Gelli: Giancarlo Elia Valori. Dal 2003 al 2007 il segretario ha partecipato a ben 8 avvenimenti con quest’uomo. Gli ho chiesto chiarimenti in forma riservata per non nuocere all’immagine del partito né alla campagna elettorale. Non ho ricevuto risposte plausibili, solo una procedura di espulsione”. Stamattina Rizzo argomenterà la sua difesa in una conferenza stampa alla Camera, intanto però precisa:”Io non so se Di liberto sia iscritto ad associazioni segrete né m’interessa saperlo. Però ho i documenti che provano le sue frequentazioni imbarazzanti, perciò ne chiedo le dimissioni immediate: può un segretario comunista interloquire così a lungo con un’espressione di quei poteri che a parole dice da sempre di voler contrastare?”.
Fonte: il Corriere della Sera, martedì 23 giugno, pagina 19
Assicura Rizzo: "Da tempo la mia posizione critica sulla partecipazione dei comunisti al governo Prodi, alla pessima scelta dell'Arcobaleno e alla recente e mal gestita unità dei comunisti è stata tanto mal sopportata dalla dirigenza quanto apprezzata dai militanti di base. Guarda caso la situazione è precipitata proprio ora, immediatamente dopo l'aver fatto notare al segretario Diliberto- dice Rizzo (che è stato convocato dalla commissione di garanzia del partito)- che un puzzle di iniziative pubbliche locali da lui svolte nel tempo lo vedevano sempre 'accompagnato' da un volto noto della P2".
Rizzo si riferisce al supermanager Giancarlo Elia Valori: "Capisco- affila la lama Rizzo citando 'ben' otto occasioni che hanno visto insieme Diliberto con 'un uomo legato al capo della P2'- che possa capitare a tutti di partecipare a incontri pubblici con interlocutori 'imbarazzanti', resta però difficile giustificarlo quando gli incontri risultano frutto di conoscenza al punto tale da esserne addirittura presentatore di libri".
23 giugno 2009
fonte: DIRE POLITICO
IL MIO COMMENTO:
Il succo dei due articoli, anche se uno si riferisce al “prima” e l’altro al “durante”, è che non mi piacciono. Per tanti motivi, che se proprio devo riassumere in due parole definirei “etica comunista”.
Non ci siamo, caro Rizzo, non ci siamo proprio. Non entro nel merito delle tue accuse – ci penserà, se lo riterrà opportuno, il mio segretario di partito, che non ha certo bisogno di un avvocato difensore del mio (basso) calibro. Non che io intenda difendere il segretario in quanto tale, capiamoci bene: ho passato da tempo il periodo in cui quello che diceva il segretario era vangelo, ammesso che la definizione di “comunista fideista” mi abbia mai calzato: già a diciott’anni non avevo remore a dar contro al segretario di sezione tutte le volte che non lo trovavo convincente… ma questi sono fatti miei. Che riguardano tutti i compagni del PdCI nella misura in cui io credo che non abbiamo bisogno di un segretario-messia che ci dia perennemente l’imbeccata su cosa fare, come agire, cosa dire e pensare… e che si prenda la croce addosso tutte le volte che qualcosa non gira nel verso auspicato. Perché altrimenti possiamo anche trovarci una religione in cui accatastare i cervelli e metterci a fare i lobotomizzati.
Non ti dirò che non mi piaci tu, come individuo, perché questa è un’impressione strettamente personale e “di pelle”, che risale al congresso di Rimini, quando ti aggiravi nei pressi del bar ignorando bellamente tutto il mondo che non fosse parte collaudata del tuo giro: io non trovo che sia un comportamento da compagno, ma se tu sei “timido” non posso certo pensare che non vali niente per una questione soggettiva. No, il fatto è che non mi piace, non mi è mai piaciuto, il tuo protagonismo, il tuo voler essere prima donna e metterti in mostra. Ad esempio quando ti sei appropriato – non so come – della mailing list di Comunisti Uniti per propagandare qualcosa di tuo (e nemmanco eri iscritto, che infatti hai ricevuto un bel po’ di proteste… ti sei scusato almeno? Non mi pare), o quando hai caparbiamente continuato a firmare personalmente appelli già sottoscritti dal partito… o quando ti sei affannato a chiedere su Facebook, per l’ennesima volta, la testa del segretario colpevole di non aver vinto le elezioni (massì, di non essere riuscito ad ottenere il 4%) invece di, chessò, magari spiegarci cos’avevi fatto tu durante la tua permanenza al Parlamento Europeo. Ok, 77% di presenze alle sedute, ma per cosa? La scusa di essere in minoranza non regge, perché altrimenti dovrebbe valere anche per chi, in Italia, si è speso al massimo in questa campagna.
Ma poi scusa, se davvero le frequentazioni del nostro non-più-tuo segretario tanto ti preoccupano, come mai ci hai messo così tanto a chiedergliene conto? Perché stando alle tue parole “…Dal 2003 al 2007 il segretario ha partecipato a ben 8 avvenimenti con quest’uomo.”: e tu aspetti adesso? Come mai proprio adesso? Aggià: “Gli ho chiesto chiarimenti in forma riservata per non nuocere all’immagine del partito né alla campagna elettorale. Non ho ricevuto risposte plausibili, solo una procedura di espulsione”. Il che significa che il tutto è avvenuto di recente, perché tra l’altro non mi dai proprio la sensazione di essere uno particolarmente paziente.
No, mi dispiace, non mi incanti. Uno che si professa comunista “con la larga parte della mia vita dedicata con totale trasparenza alla militanza” ha il DOVERE di cercare il chiarimento di faccende così gravi con la massima velocità. Il tuo tempismo invece fa pensare solo ad una cosa: puntavi al suo posto e, non essendo riuscito a scalzarlo in altro modo, ecco pronta l’insinuazione velenosa ed avvelenante. Perché ti assicuro: se la faccenda si limitasse alla tua espulsione, non verserei nemmanco una lacrimuccia. Ma so già per certo che altri compagni (spero pochi, anzi pochissimi) ti seguiranno, loro sì in buona fede. E perdere loro mi dispiace.
Per quel che riguarda te, penso che sarebbe stato molto più dignitoso – e anche etico, va’ – non aspettare che ti espellessero, ma andartene tu. Io in un partito con un segretario piduista, consciamente, non ci starei mai. Nemmeno per la sedia. Tantomeno per la sedia. Ma già, io sono solo un’oscura tesserata di una sezioncina di provincia, che vuoi che capisca delle stanze del potere…
Che poi: neanche a me piaceva troppo l’arcobaleno, però ho fatto quello che ho potuto per la campagna elettorale… poco, troppo poco, me lo dico anch’io. E quando è finita e l’”allegra brigata” si è sciolta, se non ho tirato un sospiro di sollievo certo non ho pianto. Ma a me hanno insegnato che il centralismo democratico prevede che si portino avanti le decisioni del partito, non che gli si remi contro in corso d’opera… e se così poco eri d’accordo, sia in questa tornata che in quella scorsa, perché sei rimasto? Avresti sempre potuto chiedere asilo a… vediamo… il PCML? Il PdAC? NO. Secondo me tu punti ad un altro partito, l’unico che potrebbe starti bene: il tuo.